Un signore aveva uno schiavo, che nulla sembrava stancare. Era un servo di Dio. Il mondo? Se e lavava le mani. Di giorno lavorava e dalla sera all'alba pregava.
Il suo padrone gli disse un mattino: "Brav'uomo, il tuo ardore mi piace, mi commuove, mi turba l'anima. Svegliami la notte prossima, mi piacerebbe pregare con te."
"Padrone", ribattè lo schiavo, "la donna colta nel suo letto dai dolori del parto, non ha bisogno di essere svegliata. Basta la chiamata del suo ventre. Se tu sentissi il dolce male che fa l'amore dell'Onnipotente, non potresti calmarlo. Giorno e notte il tuo occhio sarebbe vivace. Se qualcuno deve scuoterti per condurti alla preghiera tanto vale che qualcun'altro preghi per te. Chi non prova questo doloroso slancio verso Dio non ricerca la verità. Al cuore divorato da tale desiderio, che importano l'inferno o il paradiso."
da una raccolta di racconti Sufi.
Non sono pienamente d'accordo, sia per il fatto che non credo che l'amore verso Dio sia doloroso, sia perchè non credo sia giusto, in un certo senso, giustificare una persona che non prova nessuno slancio verso Dio, e quindi non destarla per questo, prendendo le sue veci.
Io credo sia giusto destare le persone nella chiamata verso Dio, tanto più se te lo chiedono, come qui ha fatto il padrone nei confronti del suo schiavo.
In oltre, non credo sia giusto asserire che chi non prova un doloroso slancio verso Dio non è alla ricerca della verità. Ogni persona in cuor suo è alla ricerca della propria verità, penso con mille mezzi diversi, ognuno accettabile, sempre se lecito.
Nessun commento:
Posta un commento
Fammi sapere cosa ne pensi ;)